LA DIFFUSIONE DEL FUMO DI SIGARETTE NEI PREADOLESCENTI

Recenti ricerche epidemiologiche certificano l’aumento dei giovani fumatori, sia in Europa che, nello specifico, in Italia. Alcuni epidemiologi e statistici dell’Università di Verona, hanno aggregato i dati di sei indagini epidemiologiche nazionali e internazionali, ottenendo così delle valutazioni separate per quattro regioni geografiche: nord, sud, est e ovest dell’Europa. Ricostruendo la storia di esposizione al fumo di centoventimila cittadini residenti in 17 Paesi europei, sono emersi risultati preoccupanti soprattutto riguardo i giovanissimi e il loro rapporto con il fumo. Nella fascia 11-15 anni si è osservato un aumento del cinquanta per cento dei nuovi fumatori dal 1990 in poi, con tassi che nell’Europa dell’Ovest (Belgio, Francia, Germania, Paesi Bassi e Svizzera) hanno raggiunto i 40 nuovi fumatori ogni mille giovani per anno, mentre nella fascia in cui ricade l’Italia (Europa del Sud, assieme a Spagna e Portogallo) ci si «ferma» a trenta fumatori su mille adolescenti. La scena s’è così ribaltata rispetto alla fine degli anni ’80, quando i fumatori erano di più nella tarda adolescenza rispetto alla fase più precoce. In quasi tutta Europa è calato il numero dei fumatori tra i 16 e i 20 anni, che continua a essere invece ancora troppo elevato nei Paesi della fascia mediterranea (60-80 su mille giovani).

Secondo i ricercatori, l’anticipazione dell’età in cui si inizia a fumare potrebbe avere conseguenze importanti in termini di salute pubblica. «I bambini e gli adolescenti sono particolarmente vulnerabili agli effetti del tabacco: non solo perché i loro organi sono in via di sviluppo, ma anche perché possono sviluppare più facilmente dipendenza dalla nicotina – è quanto si legge nelle conclusioni del lavoro -. Negli ultimi anni è stato inoltre ipotizzato che l’esposizione al fumo di sigaretta in età molto giovane possa avere effetti avversi anche sulle generazioni successive, attraverso alterazioni al Dna che possono essere trasmesse ai figli». Il possibile impatto di questo aumento di fumo nei giovanissimi è messo in particolare evidenza da un’altra ricerca, pubblicata sull’International Journal of Epidemiology, in cui alcuni scienziati hanno ricostruito la storia familiare di asma e abitudine al fumo di circa quattromila uomini e donne (genitori), quella dei loro novemila figli e dei loro oltre ottomila genitori (nonni). Dall’analisi è emerso che il rischio di avere l’asma non allergica è risultato quasi doppio per quei figli i cui padri avevano cominciato a fumare prima dei 15 anni. Segno che, è l’ipotesi dei ricercatori, «i danni provocati dal fumo possono colpire anche le cellule germinali (spermatozoi e cellule uovo, ndr) ed essere trasmessi così alla prole».

La legge prescrive il divieto di tabacco ai minori di 16 anni già dal 1934, nel 2012 il limite è stato innalzato ai 18 anni di età e nel 2016 sono aumentate le sanzioni pecuniarie ai rivenditori; dall’1 gennaio 2023 i distributori automatici sono dotati di un sistema automatico di rilevamento dell’età. Tuttavia, non è inconsueto vedere ragazzini delle scuole secondarie di primo grado con la sigaretta in mano…

A onor del vero, per quel che riguarda le sigarette classiche si evidenzia un trend in costante calo; però, con l’ampliamento del ventaglio dell’offerta con prodotti diversificati, i consumi, soprattutto quelli occasionali, stanno riprendendo a salire. Molto in voga tra i giovanissimi sono le sigarette di tipo Puff, piccole sigarette elettroniche usa e getta, simili a pennette USB, disponibili in diversi gusti e perciò molto appetibili per i preadolescenti. Nonostante anche la vendita di queste sigarette sia vietata ai minori di 18 anni, perché, pur senza nicotina, provocano 4 volte la dipendenza delle sigarette tradizionali e possono causare danni infiammatori, cardiovascolari e lesioni pre cancerose, alcuni genitori tendono a “sdoganare” per i figli pre-adolescenti l’utilizzo di questo tipo di sigarette, probabilmente ingannati dall’assenza di nicotina, dal tipo di dispositivo, dal liquido aromatizzato e dalla disinformazione. Oltre ai danni fisici, l’abitudine alla gestualità della sigaretta in età così precoce, è predittivo di un futuro uso continuativo di sigarette.

L’Oms quest’anno dedicherà una particolare attenzione alle nuove generazioni, puntando il dito contro le manipolazioni dei produttori; chi inizia a fumare da ragazzo infatti è molto probabile che prosegua da adulto, rischiando una dipendenza oggi e diverse patologie domani (solo il 10% di chi contrare il cancro ai polmoni non ha mai fumato). Un dato ancora più preoccupante è quello che riguarda le ragazze, che si avvicinano al fumo in età precoce con una percentuale del 24% superiore agli anni passati.

Il sempre più frequente utilizzo del tabacco da parte degli adolescenti rappresenta un problema di sanità pubblica mondiale di grande portata; in questa fascia d’età, infatti, si iniziano a fumare sigarette e si instaura la dipendenza cronica da nicotina in milioni di individui, che saranno un onere sempre più alto a carico del sistema di assistenza sanitaria e sulla società in generale. La dipendenza da nicotina può essere riscontrata anche negli adolescenti che fumano occasionalmente e si può riflettere su quanto sia cruciale questo periodo nello sviluppo di dipendenze che possono prolungarsi per l’intero arco della vita. Il cervello dell’adolescente non è ancora completamente formato e specializzato e gli studi realizzati con la tecnica del “neuroimaging” mostrano chiaramente la violenta compromissione causata, durante questo periodo critico dello sviluppo, dalla nicotina e da tutte le altre droghe sul cervello ancora in via di sviluppo.

E’ importante che i ragazzi e le loro famiglie vengano informati e sensibilizzati sul danno che comporta l’uso di qualsivoglia tipo di sigaretta in età così precoce per evitare problematiche che potrebbero rivelarsi maggiori in età più adulta.