Il grande cocomero

Una delle caratteristiche che contraddistingue Linus van Pelt, oltre alla proverbiale coperta che si porta dietro, è la sua fede nel Great Pumpkin (“Grande Zucca”), un’entità che si presenta sui campi di zucche elargendo doni ai bambini credenti e buoni d’animo. Nominato per la prima volta in una striscia del 26 ottobre 1959, e tradotto in italiano con il termine “Grande Cocomero”, è una metafora delle speranze e delle delusioni incarnate dalla figura di Babbo Natale. Ogni anno, a Halloween, mentre i suoi amici escono per il rituale di “dolcetto o scherzetto”, Linus aspetta il Grande Cocomero in un campo di zucche – un luogo che, secondo il bambino, è un simbolo di sincerità. Immancabilmente, Linus rimane deluso dall’assenza della creatura, che non è mai apparsa nei fumetti, nonostante, secondo Linus, sia stata avvistata su alcuni campi degli Stati Uniti. 

Proprio da questa striscia nasce l’idea di Francesca Archibugi di intitolare uno dei suoi più importanti film degli anni 90 che vede Sergio Castellito protagonista nel ruolo di Arturo un neuropsichiatra infantile, ispirato alla figura professionale di Marco Lombardo Radici neuropsichiatra infantile, sperimentatore di terapie innovative nella cura dei disagi psicologici. La storia emblematica di Pippi serve a mettere in evidenza quanto possa essere complesso per un medico scoprire le cause di un disagio che bambini e adolescenti spesso non riescono a esprimere compiutamente, proprio perché frutto di dinamiche familiari delle quali essi non sono responsabili e al cui interno fungono soltanto da parafulmini. Ciò che Il grande cocomerocosì come alcuni altri film sembrano suggerire è che la famiglia, proprio in quanto tale, deve essere sempre pronta a mettersi in discussione di fronte all’emergere del disagio di uno dei suoi componenti, specie nel caso in cui si tratti del più giovane di essi. Tale capacità di rielaborare criticamente il proprio ruolo e le proprie funzioni da parte degli adulti nel film emerge proprio attraverso la figura di Arturo, in particolare nel mutare del suo rapporto con Pippi nel corso del tempo. Se in un primo momento la relazione tra il medico e la giovane paziente è quella tradizionale, dai ruoli definiti e stabili, affidati alla consuetudine della pratica clinica, con l’evolversi della storia narrata, esso muta notevolmente, fino quasi a un capovolgimento dei ruoli. L’interpretazione intensa che Sergio Castellitto ha dato del tormentato personaggio di Arturo è quanto mai funzionale ad illustrare proprio l’atteggiamento di colui che è disposto in ogni momento a rimettersi in gioco, specie di fronte a chi come i bambini pretende, a ragione, un grado di sincerità e autenticità che nessuno stereotipo professionale può minimamente soddisfare 

Questo “cappello” introduttivo, che rimane un suggerimento per la visione di un gran bel film, ci aiuta è di ispirazione ad un argomento molto controverso e spigoloso sui disturbi della nutrizione e dell’alimentazione (DNA), noti anche come disturbi del comportamento alimentare (DCA), sono delle malattie psichiatriche complesse, a origine multifattoriale, con complicazioni sul piano psicofisico e rilevanti ripercussioni sulla sfera sociale. 

Negli ultimi anni (2020-2022) c’è stato un incremento dell’incidenza dei disturbi alimentari, verosimilmente correlato al COVID-19. Questi sembrerebbero collegati a un aumentato isolamento sociale, alla modifica delle abitudini di vita, all’aumento di condotte fobico-ansiose rispetto alla paura del contagio, all’aumentata esposizione ai social-media. 

Non tutte le difficoltà alimentari riscontrate durante l’infanzia costituiscono un disturbo psichiatrico. È prevedibile, infatti, una selettività alimentare o un’inappetenza, alla cui origine possono esserci cambiamenti di varia natura (es. inserimento scolastico) tendenzialmente transitori. 

Al contrario, un Disturbo della Nutrizione e dell’Alimentazione si configura quando il comportamento diventa costante nel tempo e si associa a una modificazione del funzionamento generale (sociale, familiare, scolastico). 

I disturbi della nutrizione (DN) e i disturbi dell’alimentazione (DA) sono entrambi caratterizzati da un alterato rapporto col cibo. I disturbi della nutrizione sono riscontrati, principalmente, nella prima infanzia e sono caratterizzati da selettività alimentare. Sono il disturbo evitante restrittivo dell’assunzione di cibo (ARFID), la Pica (mangiare materiali non alimentari), il disturbo da ruminazione. 

Nell’ARFID, il bambino ha difficoltà ad assumere determinati cibi a causa di una preoccupazione somatica, ad esempio il bambino può preferire cibi di una certa consistenza (molli o liquidi) così da evitare la paura di poter soffocare. 

Nella Pica,, il bambino tende a ingerire materiali non edibili, ma non tossici, come carta, intonaco, sporcizia, capelli. Il disturbo da ruminazione è invece caratterizzato dal rigurgito, spesso volontario, del cibo consumato. 

I disturbi dell’alimentazione, invece, sono più diffusi nell’adolescenza e solitamente dipendono dall’alterata percezione corporea. Sono l’Anoressia Nervosa, la Bulimia Nervosa, il Disturbo da Binge Eating o disturbo da alimentazione incontrollata. 

Anoressia Nervosa. Si manifesta solitamente durante la prima adolescenza e riguarda nel 95% dei casi il sesso femminile. L’origine può essere la volontà da parte dell’adolescente di iniziare una dieta per perdere qualche chilo di troppo; tuttavia, in molti casi il sovrappeso del soggetto è del tutto trascurabile. Una volta iniziata, la dieta intrapresa non viene più interrotta: raggiunto il peso forma il soggetto continua con il regime dietetico fino a manifestare i primi segni di dimagrimento estremo, ricorrendo talvolta anche a condotte di eliminazione come procurarsi il vomito o assumere diuretici e lassativi. Il dimagrimento del fisico non viene però percepito, motivo per cui il soggetto prosegue con la dieta a oltranza. 

Bulimia Nervosa. È una patologia più subdola dell’anoressia perché non è annunciata da una perdita di peso eccessiva o al contrario da un aumento rilevante della massa grassa, come accade per l’obesità. Il soggetto sperimenta un impulso irrefrenabile ad abbuffarsi di alimenti, intervallato a periodi di pentimento e frustrazione durante i quali si dedica a perdere peso attraverso una frenetica attività fisica oppure attraverso misure compensative, ad esempio auto inducendosi il vomito per eliminare dall’organismo il cibo ingerito. 

Binge Eating Disorder. È conosciuto anche come “Disturbo da alimentazione incontrollata”. Come accade per la bulimia, il soggetto attraversa momenti in cui eccede col cibo perdendo il controllo della quantità di alimenti ingerita. Tuttavia, mentre nella bulimia vengono escogitate tecniche per compensare l’eccesso e alleviare il senso di colpa, nel tentativo di perdere il peso guadagnato, nel caso del Binge Eating Disorder mancano del tutto le tecniche di compensazione; il risultato è che il soggetto bulimico spesso non è in sovrappeso, mentre chi è affetto da un disturbo da alimentazione incontrollata ha un peso corporeo eccessivo. 

Obesità. Si tratta di una patologia cronica che comporta un aumento importante del peso e provoca gravi problemi di salute, che possono addirittura mettere a rischio la vita del soggetto. Le cause dell’obesità sono multifattoriali: genetiche, ambientali, legate ad abitudini alimentari scorrette, psichiche. Il soggetto obeso sperimenta spesso un disagio emotivo e relazionale (solitudine, senso di vuoto, tendenza a sacrificare i propri bisogni per conformarsi alle richieste degli altri) che scatena un bisogno compensativo di cibo. Il soggetto risponde al bisogno in modo istintivo e immediato, fino ad esserne sopraffatto in quanto incapace di controllare e inibire l’impulso stesso. Il consumo di cibo può realizzarsi nella modalità iperfagica, dunque sistematica, oppure nella modalità dell’abbuffata. 

Quali sono i campanelli d’allarme che i genitori possono riconoscere? 

Spesso i disturbi alimentari emergono durante l’infanzia e proseguono nel corso dell’adolescenza e se non si interviene tempestivamente c’è il rischio che si cronicizzino. A percepire i primi campanelli d’allarme sono le persone che vivono a stretto contatto con i ragazzi. Nel contesto familiare, i genitori possono prestare particolare attenzione ad alcuni segnali per riconoscere la presenza di un disturbo legato all’alimentazione: 

  1. Comportamenti anomali a tavola – Spesso si possono notare dei rituali durante i pasti, come separare le varie pietanze, tagliarle in piccoli pezzi e mangiare molto lentamente, per le anoressiche, o la tendenza a nascondere il cibo per consumarlo voracemente di nascosto per le bulimiche. 
  1. Fretta di alzarsi dopo il pasto – È bene far caso anche alle occasioni in cui l’adolescente sembra avere fretta di alzarsi per andare in bagno e trascorrerci molto tempo. I genitori potrebbero trovare anche diuretici e lassativi occultati tra gli oggetti personali dell’adolescente. 
  1. Ossessione per il proprio aspetto – Nel caso dell’anoressia l’adolescente dimagrisce molto velocemente, raggiungendo un peso forma ben al di sotto della media, con evidenti ripercussioni sul piano estetico; l’adolescente è ossessionata dal proprio aspetto estetico, passa ore davanti allo specchio, cerca di prendersi le misure, manifestando un forte scontento rispetto al peso forma. 
  1. Isolamento relazionale – Spesso si nota un cambiamento di atteggiamento nella convivialità e l’adolescente tende a mostrarsi maggiormente assorta e taciturna, soprattutto a tavola. Inoltre, è frequente lo sforzo dell’adolescente di compensare il disagio con un buon rendimento scolastico, limitando ulteriormente le occasioni di socializzazione. 
  1. Sbalzi emotivi – Si possono osservare frequenti cambi di umore, stanchezza, irritabilità, tristezza, episodi di pianto o rabbia, difficoltà di concentrazione. 
  1. Eccessiva attività fisica – Altro comportamento tipico è l’ossessione per l’attività fisica, vissuta non come un piacere ma come un dovere autoimposto per perdere peso e mantenere un controllo sulla propria forma fisica. 
  1. Sintomi corporei – Nel caso dell’anoressia, con l’avanzare del disturbo si osserva un’ingravescente perdita di peso e talvolta la scomparsa del ciclo mestruale. Anche nel caso della bulimia, provocarsi frequentemente il vomito come strategia di eliminazione del cibo dopo le abbuffate comporta un deterioramento fisico notevole, sempre più difficile da nascondere all’esterno. 

L’adolescenza è un processo evolutivo di elevata complessità  che prende avvio con lo sviluppo puberale e conduce alla strutturazione della personalità adulta: per questo necessita di un’attenzione particolare.